BBC: Diario di un operatore di Islamic Relief

lunedì 2 febbraio 2009


BBC Web SiteLa BBC pubblica il diario di un nostro operatore a Gaza

Hatem Shurrab lavora a Gaza con l’associazione di beneficenza britannica Islamic Relief che opera a livello mondiale. Nell’undicesimo giorno, il 7 gennaio, impiega le 3 ore di interruzione delle ostilità per parlare alle famiglie disperate in cerca di riparo dai bombardamenti.

".... alcuni palestinesi non credono più alle scuole delle nazioni unite come rifugi sicuri ...."


Gaza: 7 gennaio
Oggi abbiamo avuto qualche ora di calma. Per 3 ore abbiamo potuto prestare soccorsi senza la paura di essere bombardati.

Era una giornata intensa.
Una squadra di Islamic Relief è andata all’ ospedale pediatrico per provvedere loro di oggetti medici come gli strumenti chirurgici, le bende, le forbici ed altri strumenti costantemente richiesti. Abbiamo anche distribuito sapone e altro materiale igienico e coperte a sei rifugi Onu. Le persone che si trovavano nei rifugi erano contente di vedere i volontari arrivare con rifornimenti, specialmente le coperte in quanto a Gaza fa molto freddo. In queste tre ore di calma abbiamo anche potuto osservare più profondamente la miseria che circonda le strade di Gaza. Abbiamo visitato un edificio vicino all’ ufficio del comitato internazionale della Croce Rossa a Gaza dove 200 persone erano al riparo. Molti mi chiedevano se potessi dire loro dove si trovasse un rifugio sicuro, dove potessero stare con i loro cari. Non avevo risposta.
Nonostante l’interruzione momentanea dei bombardamenti ho incontrato persone, giovani e anziane, piene di tristezza e paura. Molte erano sconcertate e distrutte dalla stanchezza.
In un rifugio ho incontrato un uomo chiamato Abu Mohammed. Era stato obbligato a lasciare la propria casa, era disperato e voleva ritornarci. Questo uomo mi disse “ mi sono rifiutato di andare in una scuola delle nazioni unite perché sono insicure. Ieri una scuola è stata bombardata e più di 40 persone sono morte, non posso lasciare la mia famiglia e i miei parenti a morire, voglio che tutto questo finisca e che io torni sano a casa.

Il gioco dei bambini
Ho incontrato anche una ragazza di 12 anni di nome Fatima. E’fuggita insieme a 12 membri della sua famiglia a trovare riparo in una scuola Onu. La sua casa è stata parzialmente distrutta dopo che la casa dei loro vicini era stata bombardata. Insieme ad altri bambini, non si sentiva sicura ma cercava di farsi forza giocando con le sue cugine nel cortile della scuola. Nonostante il pericolo i bambini di Gaza si riprendono con forza e continuano a giocare. Il nostro gruppo sta elaborando un piano per portare più rifornimenti a Gaza e distribuire quelli che già abbiamo all’interno della città. Nei pochi minuti e secondi preziosi che abbiamo durante il giorno cerchiamo di raggiungere le persone la cui sofferenza continua.

Gaza 6 gennaio
Sono estremamente stanco. Nonostante i bombardamenti della scorsa notte sono riuscito a dormire un po’; non so come abbia fatto, ma il mio corpo non ce la faceva più.
Una squadra di aiuto di Islamic Relief è andata a visitare una delle scuole Onu diventate rifugi per le famiglie spostate a causa dei bombardamenti.

"Le famiglie trovano rifugio nelle scuole"


Ciò che ho visto era straziante
Prima che arrivassi già c’erano famiglie le cui case erano state distrutte e che avevano perso tutto. Gaza è un luogo estremamente povero e molta gente non aveva granchè prima che gli attacchi cominciassero ed ha ancor meno adesso. Le persone che ho incontrato mi hanno detto che si trovavano sulla linea di fuoco e non avevano altra scelta che lasciare le proprie case. Ho incontrato una madre che stava bruciando della carta per bollire dell’acqua per la sua bambina. Lo faceva perché non aveva latte da darle- ma poteva forse nutrire la sua bambina affamata con dell’acqua tiepida?
Ero sorpreso e preoccupato del numero delle donne e dei bambini nelle scuole.

Sofferenza
La gente è stanca, distrutta e traumatizzata e vive grazie ad una quantità limitatissima di cibo- semplicemente non ce n’è abbastanza. È difficile vedere la gente soffrire in questo modo, soprattutto i bambini.
A Islamic Relief abbiamo deciso che non c’era altra scelta se non distribuire il cibo alla gente, qualunque siano i pericoli... e i pericoli a gaza sono tanti.
Come persone che lavorano in associazioni umanitarie non possiamo stare a guardare la gente soffrire, non hanno nulla e noi dobbiamo fare qualcosa per aiutarli.
Circa 500 persone trovano rifugio nelle scuole. Tra loro cerchiamo di distribuire delle borse che contengono semplici materiali igienici come il sapone, materiali importanti nel prevenire il diffondersi di malattie.
Vedere donne e bambini vivere in queste condizioni è insopportabile.
Molti bambini hanno percorso una lunghissima distanza a piedi per raggiungere le scuole. I loro genitori hanno pensato che potessero essere al sicuro qui.
I piccoli sono stanchi, hanno fame e non sanno perché hanno dovuto lasciare le loro case e vivere in aule scolastiche. Come tutti gli altri abitanti di gaza sentono il freddo e la fame e sono sconcertati dagli eventi degli 11 giorni passati.

Hatem Shurrab è un Operatore a Gaza della ONG Britannica Islamic Relief Worldwide.
Nella nona puntata del suo diario, ci descrive come una popolazione esausta stia lottando per sopravvivere mentre continua l’offensiva di terra dell’esercito di Israele.

GAZA: 5 Gennaio
Per il secondo giorno, abbiamo dovuto posticipare la distribuzione di aiuti che era stata già pianificata. La situazione, per quanto riguarda la nostra incolumità sta peggiorando ora per ora, rendendo molto difficile andare per strada a distribuire aiuti. Le case sono senz’acqua e senza elettricità. Negli ultimi sei mesi cittadini di Gaza hanno avuto l’acqua una volta la settimana. Ma senza corrente non si può neppure pompare l’acqua.


Foto di hatem Shurraib: il nostro operatore umanitario nella Striscia di Gaza
Spesso mi sembra di ripetere continuamente le stesse cose, ma la situazione umanitaria è vicina alla disperazione

Questo è davvero pericoloso. Oltre all’ovvio disagio della mancanza d’acqua, c’è l’aggiunta di problemi di salute e del pericolo di diffusione di malattie. Gaza ora è divisa in due, dalla presenza dell’esercito israeliano ed è molto difficile, anzi praticamente impossibile spostarsi nelle zone del centro.
I miei colleghi di Islamic Relief che lavorano con gli orfani stanno nel mezzo di Gaza ed ora è molto difficile raggiungere quella zona. L’impossibilità di spostarsi in sicurezza sta seriamente compromettendo le operazioni di soccorso.
Giusto oggi ero presso una coda di distribuzione pane e parlavo con la gente comune di Gaza. Con il rumore di fondo delle esplosioni. Ho incontrato una donna che era rimasta in coda dalle 07.30 alle 10.30. Ma altri erano stati in coda fino a 10 ore, tale è la penuria di pane. Un uomo mi ha detto che faceva a turno col fratello per non perdere il posto nella coda del pane. Ho incontrato altri che scoppiavano in un pianto a dirotto appena cominciavo a parlargli: sembrava che non gli fosse rimasto il fiato per parlare.

Spesso mi sembra di ripetere continuamente le stesse cose, ma la situazione umanitaria è vicina alla disperazione. I nostri colleghi delle Nazioni Unite la chiamano crisi umanitaria. Ogni giorno, qui a Gaza sembra che non possa essere peggiore di così, ma poi il giorno seguente ti accorgi che è ancora peggiore. La gente non sa proprio cosa fare né cosa aspettarsi che accada. Vi chiedo di immaginare come vi sentireste in una situazione in cui voi ed i vostri cari foste così, quasi senza cibo, acqua ed elettricità. Il rumore di esplosioni di bombe, missili, colpi di artiglieria dei carri armati si sente continuamente, ovunque.
Da dieci lunghi giorni la popolazione di Gaza sta vivendo nella paura. Siamo esausti, e ogni giorno porta più violenza e più miseria.


5 Gennaio 2009: Una bambina palestinese in un rifugio delle Nazioni Unite a Gaza
Hatem Shurrab ci dice che la popolazione di Gaza è vittima di una carestia paralizzante e scossa da continue esplosione

GAZA: 4 Gennaio
Il momento che temevamo è arrivato: le truppe di terra sono entrate a Gaza. Per la prima volta sono stato costretto a nascondermi sel seminterrato della mia casa, dato che non ci sono bunkers più adatti in cui rifugiarsi dalle bombe e dalle granate.
Con i sette membri della mia famiglia, il più giovane, Majd, di soli sette mesi, abbiamo passato la notte ascoltando le esplosioni.
Il bombardamento è stato senza sosta. Alcune esplosioni, vicino alla nostra casa hanno fatto piangere Majd. La nostra casa è stata scossa da un’esplosione vicina: è stato terrificante. Questo è peggio del bombardamento aereo: senti tutto così vicino.
La notte è stata freddissima e l’abbiamo passata ascoltando la radio per capire cosa stava succedendo. Abbiamo capito cosa stava accadendo: che i combattimenti ora sarebbero stati per le strade di Gaza. Questo è quello che speravamo non dovesse succedere. Ognuno si è scelto un angolo nel seminterrato: sapevamo che sarebbe stata una notte lunga.
Mi sono svegliato alle 07.10, stanchissimo e con un gran mal di testa, come tutti ho dormito a tratti. Fuori era silenzio: forse si era fermato tutto? Ma quasi immediatamente ho sentito un attacco aereo ed ho capito che l’incubo non era finito
Islamic Relief Worldwide ha programmato di distribuire degli aiuti oggi, ma le vie di Gaza sono troppo pericolose. In alternativa ci stamo preparando per la distribuzione negli ospedali. Il nostro capo area era all’ospedale di al-Shifa hospital; ci ha detto che molti dei feriti erano ricoverati lì. E’ molto pericoloso ora avventurarsi nelle strade. Per ogni giorno e ogni notte che passa, i pericoli a Gaza aumentano e di pari passo aumenta la crisi umanitaria
Non c’è elettricità e si stanno usando i generatori. Anche nell’ufficio di Islamic Relief Worldwide dobbiamo andarcene presto per risparmiare carburante per i giorni a venire.
Per lunedì abbiamo programmato di distribuire aiuti agli ospedali ed io, come il resto di Gaza, speriamo di poterlo fare in sicurezza.

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